Per gli allergici al nickel é arrivato il momento della libertà
Torre Eoliana e coltivazione idroponica: per gli allergici al nickel é arrivato il momento della libertà
Agricoltura idroponica e nickel
L’agricoltura idroponica apre nuove porte per l'alimentazione degli allergici al nickel.
L’idroponica è un sistema di coltivazione di ortaggi fuori terra, utilizzando solo acqua e nutrienti minerali che se opportunamente scelti saranno esenti da nichel.
Perché l'idroponica è ritenuta la strada giusta per gli allergici al nichel?
Sappiamo che il nickel è una sostanza presente un po' ovunque; troviamo infatti abbondanti tracce di nichel nell'aria, nell'acqua e nel suolo. Le quantità maggiori vengono riscontrate nell'aria, ma viene assorbito dalle piante in quantità rilevanti dal suolo, per il fatto che la crosta terrestre è satura di metalli pesanti e per il fatto che, attraverso l’acqua piovana, le tubature e gli irrigatori non facciamo altro che arricchire il suolo di nichel. Non bisogna però dimenticare che alcuni fertilizzanti, compreso quelli ammessi in agricoltura biologica, contengono, tra i micronutrienti, rilevanti percentuali di ferro e nichel. Il nichel (per le piante) è importante nell’assorbimento del ferro, nella fissazione dell’azoto e nei processi di maturazione del seme.
A causa di tutto questo insieme di ragioni, ne deriva che gli ortaggi, anche quelli provenienti dall'agricoltura biologica, possano contenere alte percentuali di questo metallo che, a volte, può essere molto pericoloso per chi soffre di questa allergia. Motivo per cui ai soggetti allergici, che hanno scoperto il problema da poco, viene immediatamente prescritta una dieta disintossicante a ridotto contenuto di nichel. Ne consegue che bisogna rinunciare a moltissime pietanze e di conseguenza ad altrettante sostanze nutritive.
Oggi, grazie alla diffusione dei sistemi di coltivazione idroponica si marcia a grandi passi verso cibi con un notevole abbassamento dei livelli di nickel fino al punto da poter ottenere frutti, verdure, cereali e ortaggi che non diano reazioni allergiche.
Ma prima di andare oltre, facciamo un passo indietro per comprendere meglio le origini della coltivazione idroponica.
Le origini dell’agricoltura idroponica
Il termine "idroponica" deriva dal greco “hidro = acqua” e “ponos = lavoro”.
Questo tipo di agricoltura, anche se ne sentiamo parlare da poco, ha origini molto antiche e sappiamo che veniva praticata nell'antica Babilonia, in alcune aree dell'odierno Perù e in alcune regioni del subcontinente indiano.
Le popolazioni locali costruivano zattere galleggianti che ricoprivano di paglia, rami, canne o erba secca.
Questo tipo di agricoltura ebbe una particolare espansione nel centro America e nell’America del Sud intorno all'anno 1000. Furono gli Aztechi a costruire le prime zattere che chiamavano “chinampas”, sulle quali coltivavano le piante, che ricavavano nutrimento dall’acqua sottostante.
Della stessa tecnica di coltivazione ne parla nel suo libro "Il Milione" Marco Polo, raccontando di aver visto in Cina "giardini galleggianti".
Le notizie che gli storici e gli archeologi sono riusciti a reperire non chiariscono tuttavia con esattezza dove sia nata l'intuizione di coltivare con questa tecnica, ma è ormai chiaro che l'agricoltura idroponica non è per niente una novità del 20° secolo.
La prima spiegazione scientifica arriva solo sul finire del 1600, quando il naturalista inglese John Woodward dimostrò che le piante si nutrono, si, a partire dal suolo, ma solo tramite l’acqua e "crescono meglio se immerse in acqua di fiume e non in acqua piovana".
Altra cosa che non sappiamo è il motivo per cui questa tecnica sia stata abbandonata per alcuni secoli per riapparire solo nel 1930, quando il Dottor Gericke dell’Università di Berkeley (California) la riscoprì come curiosità ma si è dovuto aspettare fino agli anni Settanta del 20° secolo perché iniziasse a diffondersi su larga scala.
Come funziona l’agricoltura idroponica?
Esistono diversi sistemi per coltivare le piante in acqua: uno di questi prevede l’immersione delle
radici in una soluzione nutritiva e di fatto riproduce essenzialmente le "chinampas", le zattere degli aztechi.
Un altro sistema si basa sull’uso di un substrato inerte, senza fare uso di terra. La maggior parte degli impianti moderni prevedono il recupero dell'acqua, ma ne esistono altri dove l'acqua viene utilizzata a perdere.
Tuttavia, grazie a sistemi moderni di ricircolo e reintegrazione dei nutrienti in maniera computerizzata, oggi si punta al riutilizzo infinito della stessa acqua con un risparmio del prezioso liquido che permette un risparmio del 95%.
Una cosa che abbiamo imparato è che, anche se non vale per tutte le piante, esse hanno bisogno che l'acqua non sia stagnante e che sia ricca di ossigeno. Per ottenere una buona ossigenazione dell'acqua occorre che questa venga movimentata meccanicamente, a meno che non decidiamo di coltivare sulla superficie di un canale naturale. Infatti una delle sostanze principali assorbita dalle radici delle piante è l'ossigeno.
Sono quindi necessari alcuni accorgimenti per praticare questo tipo di coltura; primo tra tutti è che l'acqua deve essere viva, vale a dire ricca di nutrienti e di ossigeno. Come abbiamo visto l'ossigeno viene catturato dall'acqua attraverso il movimento che producendo le famose bollicine favorisce lo scambio gassoso.
I nutrienti, i cui principali elementi sono Azoto, Fosforo e Potassio, vengono inseriti manualmente (meccanicamente nei sistemi intensivi) nella soluzione liquida che formano un insieme di sali minerali che sarà il nutrimento completo per le colture.
Le piante si nutrono degli ioni sciolti nell’ossigeno e quando le radici sono immerse nell’acqua assorbono cibo ed ossigeno rapidamente.
Nei sistemi altamente produttivi diventa indispensabile saper equilibrare la combinazione di acqua, nutrienti ed ossigeno, secondo le necessità delle piante per massimizzare produzione e qualità. I risultati migliori si ottengono tenendo sotto controllo: temperatura, umidità, livello di CO2, intensità luminosa, ventilazione, costituzione genetica della pianta.
Secondo le intuizioni di Noucetta Kehdi – GHE, la maggior parte del lavoro si effettua sulla base della lettura dei livelli di pH e di EC.
Per assicurare un assorbimento ideale di sali minerali per la pianta e per proteggere i chelati che sono contenuti nei concimi di buona qualità, bisogna mantenere il livello di pH tra 5.5 e 6.5. Per assicurare inoltre un livello di nutrimento corretti, verrà aggiunto il concime quando l’EC scenderà al di sotto del livello necessario ai bisogni della pianta, in funzione dei suoi cicli di crescita.
EC è la misura di tutti gli ioni che conducono elettricità nella soluzione nutritiva. Maggiore sarà la quantità di ioni presenti nella soluzione nutritiva, maggiore sarà l’elettricità condotta da quella soluzione nutriente.
I diversi tipi di coltivazione idroponica.
Esistono più metodi di coltivazione idroponica in base a vari fattori.
NFT, Floating, Areoponica, Idroponica Verticale, che, a seconda del metodo di irrigazione: goccia, -subirrigazione, nebulizzazione effettuate a ciclo aperto, in cui acqua e fertilizzanti vengono dispersi nell’ambiente; a ciclo chiuso, nel quale acqua e fertilizzanti vengono recuperati, reintegrati e riutilizzati.
L'Idroponica nella pratica odierna.
La maggior parte degli impianti si basa su sistemi a ciclo chiuso, in cui le piante vengono irrorate con una soluzione nutritiva messa in circolo da una pompa elettrica.
Nei sistemi a ciclo chiuso, qui a fianco vediamo alcune Torri Eoliane, la soluzione nutritiva viene spinta dal vaso alla sommità della Torre, che ricadendo bagna i "bicchieri" di coltivazione e le radici delle piante più sviluppate, ripetendo questo ciclo all'infinito. Periodicamente si andrà a misurare la conducibilità dell'acqua e si provvederà a reintegrare i fertilizzanti. Poiché l’acqua in circolo viene interamente assorbita ed emessa per traspirazione dalla pianta, il consumo d’acqua è più efficiente; inoltre con il ricircolo si evita il rischio di inquinamento del suolo e delle falde acquifere per colpa dei nutrienti che, diversamente, verrebbero liberati negli scarichi.
L’introduzione dell’idroponica a fini non commerciali ha permesso l’ampia diffusione di questa tecnica per usi domestici.
Valori nutrizionali delle piante coltivate con agricoltura idroponica.
I vegetali coltivati così non hanno nessuna carenza rispetto a quelli coltivati nel terreno e non solo non sono assolutamente tossici, ma garantiscono un perfetto equilibrio tra crescita e qualità organolettiche. Questo perché grazie all’agricoltura idroponica è possibile controllare completamente la somministrazione dei fertilizzanti.
La resa è da 2 a 10 volte maggiore della crescita in terra ed anche più veloce. Non bisogna innaffiare, per cui si risparmia fino al 95% di acqua perché, come detto, la stessa acqua utilizzata nei vasi, viene fatta ricircolare grazie ad un sistema di irrigazione automatica.
Le piante non prendono virus o batteri del suolo perché in assenza di terriccio e sostanze organiche le malattie sono quasi nulle ed è persino impossibile che crescano erbacce. In definitiva la qualità del cibo è superiore e più sana. Grazie al controllo assoluto dei valori la pianta cresce meglio, perché risulta avere qualità e sapore superiori.
Ma non è tutto: l’agricoltura idroponica non è stagionale, permette di coltivare a cicli continui 12 mesi su 12.
Le piante coltivate in un substrato inerte sterile di crescita, come la lana di roccia, argilla espansa, ecc, sono alimentate con una miscela di acqua e nutrienti. Mentre le piante coltivate in terra devono continuamente sviluppare l’apparato radicale in cerca di acqua e sostanze nutritive, le piante in coltura idroponica impiegano l’energia per la crescita della parte superiore, foglie e frutti.
I tradizionali metodi di coltura potrebbero in futuro essere affiancati o sostituiti dall’idroponica per garantire una minor presenza di metalli e sostanze dannose nelle piante e nei frutti.
Sotto questa prospettiva sono evidenti i vantaggi dell’idroponia.
In generale si abbasserebbero i livelli d’inquinamento delle falde acquifere e dei terreni, le piante sarebbero più sane e produttive sfruttando pienamente il potenziale genetico delle piante con un indiscusso miglioramento della quantità e della produzione, un significativo accorciamento del tempo di crescita per molte piante, un uso più efficiente dello spazio, enorme risparmio di fertilizzante e di acqua, assenza totale di erbicidi.
Il sito wwww.torreeoliana.com sostiene che la coltivazione fuori suolo è uno strumento efficace per controllare la crescita e la produzione colturale attraverso la gestione della nutrizione minerale.
I vantaggi principali da registrare sono molteplici. Tra i principali la riduzione dei tempi di sviluppo delle piante perché in un sistema idroponico c’è maggiore attenzione e controllo delle sostanze nutritive, nonché un più ricco apporto di ossigeno all’apparato radicale. Le piante respirando con più facilità accelerano il loro metabolismo e quindi impiegano meno tempo per crescere.
La riduzione dei tempi di sviluppo comporta meno probabilità che si sviluppino malattie. vengono offerte condizioni di lavoro migliori dall’impianto alla raccolta, anche con controllo delle effettive esigenze colturali. Grazie ad una densità di piantine più alta e all’eliminazione dell’attacco da parte dei patogeni terricoli, la produttività per metro quadro occupato è decisamente più alta.
Gli ortaggi prodotti in idroponica non contengono i resti di sostanze chimiche utilizzate per le geosterilizzazioni, sono più puliti e dal punto di vista nutrizionale non presentano differenze con i prodotti coltivati a suolo.
Un sistema fuori suolo ideale dovrà essere economico, flessibile e sicuro dal punto di vista ambientale e proprio per questo la Torre Eoliana diventa un elettrodomestico che si ripaga già dopo pochi mesi di utilizzo.
L’agricoltura idroponica è considerata una tecnica di coltivazione eco–compatibile, in quanto non prevede geosterilizzazioni e nei cicli chiusi è ridotto l’impiego di acqua e fertilizzanti.
Per gli allergici al nickel , i vantaggi della coltivazione idroponica domestica sono più che evidenti: arricchimento della dieta con importanti sostanze nutritive, varietà dei cibi, prodotti sani e controllati, comodità di reperimento dei prodotti, costi contenuti.
Molti soggetti con questa allergia si rivolgono ancora oggi a un mercato creato per i loro bisogni pagando comunissimi ortaggi che potrebbero prodursi agevolmente in casa a prezzi molto più alti. Esistono aziende che hanno avviato questa coltivazione, producendo e vendendo on-line o al dettaglio in alcuni supermercati pomodori, cetrioli, fragole e insalate, ma la coltivazione domestica è la strada più comoda e sicura ed è è possibile anche coltivare cibi idroponici in casa, grazie ad attrezzature che si trovano facilmente nei negozi online. www.torreeoliana.com
Franco Zanghì
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